Cosa sono le query navigazionali

Perché le query navigazionali contano nella SEO

Quando un utente digita una parola chiave su Google, non sta semplicemente cercando informazioni: sta esprimendo un intento preciso. Nel caso delle query navigazionali, quell’intento è chiaro: raggiungere un sito web specifico, spesso già noto, senza digitare l’URL nella barra degli indirizzi.

È il comportamento quotidiano di milioni di persone. Invece di scrivere “www.apple.com”, cercano semplicemente “Apple” su Google. Oppure aggiungono un dettaglio, come “Apple sito ufficiale” o “Coca-Cola login”. In alcuni casi, la query è ancora più generica – basti pensare a termini come “email login” o “home banking” – ma il fine resta lo stesso: arrivare dritti a una destinazione digitale ben precisa.

Le query navigazionali rappresentano uno dei quattro pilastri fondamentali dell’intento di ricerca, accanto a quelle informative, commerciali e transazionali. Capirle, e soprattutto riconoscerle, è essenziale per chi lavora con la SEO, per le aziende che vogliono monitorare la propria presenza online, e per chiunque desideri offrire un’esperienza utente efficace fin dalla SERP.

In questo articolo approfondiremo come individuare una query navigazionale, perché è così rilevante ai fini del posizionamento e in che modo si collega al concetto più ampio di intento di ricerca. Lo faremo con esempi concreti, analisi visive e uno stile chiaro, per aiutarti a riconoscere questi segnali digitali con la stessa precisione di un motore di ricerca.

Come riconoscere una query navigazionale

Il segnale più chiaro che identifica una query navigazionale è la presenza del nome di un brand o di un’azienda. È il cosiddetto branded keyword: una parola chiave che richiama il marchio a cui l’utente vuole accedere direttamente. In questi casi, i motori di ricerca restituiscono risultati fortemente orientati verso quel marchio, includendo non solo il sito ufficiale, ma anche contenuti correlati come notizie recenti, prodotti, video, recensioni e profili social.


ricerca di tipo brand


Ma non sempre la query si limita al nome del brand. Spesso l’utente aggiunge un modificatore, come “sito ufficiale”, “login”, “contatti”, “area clienti”. Frasi come “Coca-Cola sito ufficiale” o “Intesa Sanpaolo login” sono classici esempi di query navigazionali con modificatori.


query navigazionale


Tuttavia, non è detto che ogni ricerca contenente un brand sia una query navigazionale. Prendiamo ad esempio “recensione iPhone 16”: anche se compare il nome di un prodotto Apple, l’utente vuole ottenere informazioni, non accedere al sito. In questo caso, si tratta di una query informativa.


query informativa


Ci sono poi casi in cui l’intento di navigazione emerge anche in assenza del brand. Termini come “prenotazione online visite mediche” o “area clienti bollette luce” non citano un marchio, ma segnalano chiaramente la volontà di accedere a un portale o a un servizio ben preciso.


ricerca transazionale senza query brand


Quando si ha un dubbio sull’intento dietro una query, il metodo più semplice è fare una prova diretta su Google: osservando i risultati restituiti, è possibile capire se il motore interpreta quella ricerca di parola chiave come un tentativo di navigare verso una destinazione precisa o meno.

Perché le query navigazionali sono così importanti

Quando un utente effettua una query navigazionale, sa già cosa sta cercando: conosce il nome del brand, del prodotto o del servizio, ma preferisce passare da Google per raggiungerlo. È una scorciatoia comoda, veloce, e spesso più pratica rispetto al dover ricordare un indirizzo web preciso o navigare tra le voci di menu di un sito.

Anche chi conosce perfettamente la pagina che desidera visitare – ad esempio l’area clienti, una pagina di assistenza o una sezione specifica di un eCommerce – sceglie di digitare il nome del brand su Google, spesso accompagnato da un termine come “login”, “contatti” o “spedizioni”. Questo comportamento è diventato talmente comune che i motori di ricerca lo interpretano come un vero e proprio segnale di navigazione.

Le query navigazionali legate a un brand sono anche un indice indiretto di notorietà online. Se molte persone cercano spontaneamente un nome aziendale, significa che quel marchio ha lasciato un segno nella mente degli utenti. È un indizio prezioso per misurare la brand awareness e per capire quanto una realtà sia presente – e riconosciuta – nel panorama digitale.

Per chi possiede un blog o un sito personale, è relativamente facile posizionarsi per le proprie query navigazionali: in genere, nessun altro ha la stessa autorità per quel nome. Al contrario, è estremamente difficile – se non impossibile – posizionarsi per le query navigazionali di un concorrente. Il motore di ricerca tenderà sempre a privilegiare la fonte originale o il sito ufficiale, proprio perché l’intento dell’utente è esplicito: vuole arrivare “lì”, e non altrove.

Perché ottimizzare per le query navigazionali conviene

Molto spesso, un sito riesce a posizionarsi per le sue query navigazionali anche senza particolari sforzi. È una conseguenza naturale: se un utente cerca il tuo nome o quello del tuo brand, è probabile che Google ti metta in evidenza. Ma lasciare al caso il posizionamento su queste keyword può essere un’occasione sprecata.

Ottimizzare in modo strategico i contenuti per le query navigazionali offre vantaggi tangibili. Significa, ad esempio, assicurarsi che Google trovi facilmente le pagine rilevanti del sito, evitando sovrapposizioni o concorrenza interna tra contenuti simili. Alcuni siti, infatti, finiscono per avere più pagine che si contendono lo stesso termine navigazionale, creando confusione sia per il motore di ricerca che per l’utente.

Un buon punto di partenza è migliorare la struttura dei collegamenti interni – il cosiddetto Link Interno – così da guidare Google verso le sezioni giuste del sito e consolidarne l’autorevolezza. È una pratica semplice ma efficace, spesso sottovalutata.

Un altro suggerimento utile è quello di fare delle ricerche su Google per analizzare cosa appare quando digiti le tue stesse query navigazionali. Potresti scoprire che altri siti – magari tuoi partner, distributori o canali secondari – si stanno posizionando per parole chiave che ti riguardano. In tal caso, può avere senso creare o ottimizzare contenuti anche su quei domini, così da presidiare in modo completo i risultati di ricerca.

Infine, per quanto riguarda le query navigazionali legate ad altri brand, posizionarsi è molto più difficile, soprattutto se si è concorrenti diretti. Tuttavia, in alcuni contesti – ad esempio se si gestisce un sito comparativo, una testata o un portale tematico – è possibile trattare in modo utile e pertinente quegli argomenti, aumentando così le possibilità di visibilità organica.

Considerazioni finali

Le query navigazionali ci ricordano una verità semplice ma potente: un brand che viene cercato per nome è un brand che ha lasciato il segno. Quando un utente scrive il tuo nome su Google, non sta solo cercando il tuo sito – sta cercando te. E se il motore di ricerca ti mette al primo posto, significa che stai giocando bene le tue carte.

Ma attenzione: anche ciò che sembra scontato, come presidiare il proprio nome in SERP, richiede cura e strategia. L’ottimizzazione per le query navigazionali non riguarda solo il posizionamento: è una questione di reputazione, esperienza utente e coerenza tra ciò che prometti e ciò che offri online.

Se gestisci un blog, un eCommerce o un’attività locale, ignorare questo tipo di query significa perdere il controllo del primo impatto con chi già ti conosce. E a volte, quel primo impatto è tutto.


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FAQ - Domande e Risposte

Le query navigazionali sono ricerche effettuate dagli utenti con l’obiettivo di raggiungere un sito web specifico. Spesso includono il nome del brand, del prodotto o dell’azienda, e rappresentano un chiaro intento di navigazione verso una destinazione già conosciuta.

Una query navigazionale mira a raggiungere un sito preciso (es. “Zalando login”), mentre una query informativa cerca contenuti o risposte a una domanda (es. “come scegliere le scarpe da running”). Entrambe hanno intenti diversi e richiedono strategie SEO distinte.

. Non tutte le ricerche che contengono un brand sono navigazionali. Ad esempio, “recensione iPhone 16” include il nome del prodotto Apple, ma l’utente cerca un’opinione, non il sito ufficiale. In questo caso si tratta di una query informativa.

Assolutamente sì. Anche se spesso ci si posiziona automaticamente per queste keyword, è fondamentale ottimizzare contenuti e collegamenti interni per evitare cannibalizzazioni e migliorare la visibilità delle pagine giuste nella SERP.

L’internal linking è la struttura dei collegamenti interni tra le pagine di un sito. Una buona organizzazione aiuta Google a comprendere meglio la gerarchia dei contenuti e a posizionare correttamente le pagine rilevanti in base all’intento dell’utente.

In genere no, o solo in casi specifici. I motori di ricerca tendono a mostrare il sito ufficiale o fonti autorevoli correlate al brand cercato. Tuttavia, siti comparativi o informativi possono trattare temi vicini se lo fanno in modo utile e pertinente.

Puoi verificarlo effettuando una ricerca Google con il nome del tuo brand o dei tuoi prodotti principali. Analizza i risultati: il tuo sito appare per primo? Google mostra le pagine corrette? Se noti anomalie, è il momento di intervenire.


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Pesaro Web

Ciro Scopece

SEO Specialist e sviluppatore WordPress con oltre 5 anni di esperienza nella realizzazione di siti performanti e ottimizzati per la Ricerca Google. Partner certificato Google Ads.