Scopri i principali errori SEO per siti web di hotel

SEO per hotel: i problemi frequenti riscontrati nei siti wordpress

Ottimizzare la SEO di un sito web alberghiero è fondamentale per ottenere maggiore visibilità sui motori di ricerca e incentivare le prenotazioni dirette. WordPress è una scelta comune nel settore turistico per la sua flessibilità e semplicità d’uso. Tuttavia, una configurazione superficiale può compromettere l’efficacia del progetto online. Uno degli aspetti spesso trascurati riguarda proprio la struttura degli URL, noti come permalink.

Permalink: cosa sono e perché sono importanti per la SEO del tuo hotel

Il permalink è l’indirizzo web permanente assegnato a ogni contenuto del sito, come pagine, articoli o categorie. Una struttura chiara e leggibile dell’URL non solo migliora l’esperienza utente, ma agevola la scansione da parte dei motori di ricerca. Al contrario, un URL criptico — ad esempio www.nomehotel.it/?p=123 — non comunica nulla né all’utente né a Google.

Fortunatamente, WordPress consente di personalizzare facilmente la struttura degli URL.

Come impostare correttamente i permalink in WordPress

Per migliorare la SEO del tuo sito hotel, segui questi passaggi:

  1. Accedi al pannello di amministrazione di WordPress
  2. Vai su Impostazioni > Permalink
  3. Seleziona l’opzione “Nome articolo” per ottenere URL leggibili e descrittivi, come:
    www.nomehotel.it/camere-suite-vista-mare
  4. Clicca su “Salva le modifiche”

Una buona pratica consiste nell’inserire nel permalink una parola chiave coerente con il contenuto della pagina. Per esempio, per una promozione stagionale si può usare:
www.nomehotel.it/offerte-primavera-famiglie

Consiglio extra: attenzione alle modifiche su siti già indicizzati

Se il sito è già indicizzato da Google, cambiare la struttura dei permalink può generare errori 404. Per evitare perdita di traffico o problemi SEO, è necessario configurare reindirizzamenti 301 dalle vecchie URL alle nuove. Esistono plugin dedicati, come Redirection o Rank Math, che semplificano questa operazione.

Immagini non ottimizzate

Nel settore alberghiero, le immagini sono uno strumento decisivo: una camera curata, una colazione invitante o la vista sul mare possono determinare la scelta di un cliente. Tuttavia, tra gli errori SEO più comuni negli hotel che utilizzano WordPress, c’è quello di non ottimizzare le immagini presenti sul sito.

Foto pesanti e prive di descrizioni adeguate rallentano il caricamento delle pagine, penalizzano l’esperienza utente e possono incidere negativamente sul posizionamento nei risultati di ricerca. Uno degli elementi più trascurati è il testo alternativo, detto anche alt text.

Come ottimizzare le immagini per migliorare la SEO del tuo hotel

Per garantire un sito più veloce, accessibile e in linea con le best practice SEO, ecco due azioni fondamentali:

  1. Comprimi le immagini prima di caricarle sul sito. Puoi utilizzare plugin come Smush o ShortPixel, oppure esportarle in formato WebP per ridurre il peso senza perdere qualità. Un sito veloce è più apprezzato dagli utenti e dai motori di ricerca.
  2. Inserisci un testo alternativo descrittivo (alt text) che spieghi cosa raffigura l’immagine. Deve essere chiaro, conciso e contenere parole chiave pertinenti, evitando forzature.

Esempi pratici di alt text:

  • Corretto: Camera matrimoniale vista mare – Hotel Riviera Pesaro
  • Errato: immagine1.jpg oppure alt vuoto

L’alt text non è utile solo alla SEO per immagini: contribuisce anche all’accessibilità del sito, permettendo agli screen reader di descrivere il contenuto visivo agli utenti ipovedenti. Un sito accessibile è anche un sito più autorevole.

Evita l’eccesso di parole chiave e rinomina i file

Come ha ricordato John Mueller di Google, l’alt text non migliora direttamente il posizionamento nei risultati testuali, ma è fondamentale per l’indicizzazione nelle ricerche per immagini.

Evita quindi di ripetere le stesse parole chiave in modo innaturale (keyword stuffing) e punta piuttosto su descrizioni autentiche e utili. Inoltre, prima del caricamento, rinomina i file in modo coerente con il contenuto. Ad esempio:

  • hotel-vista-mare.jpg
  • IMG_0284.JPG

esempio di tag alt immagini


Struttura dei tag di enfatizzazione

Uno degli errori SEO più comuni nei siti WordPress di hotel è la mancata organizzazione dei titoli e sottotitoli (H1, H2, H3…). Una gerarchia ben strutturata migliora la leggibilità per l’utente e consente ai motori di ricerca di comprendere meglio i contenuti, favorendone l’indicizzazione e la visibilità nei risultati.

L’importanza di una gerarchia chiara

Ogni pagina dovrebbe contenere un solo tag H1, che corrisponde al titolo principale. In WordPress, questo coincide solitamente con il titolo dell’articolo o della pagina. È essenziale che l’H1 includa la parola chiave principale legata all’intento di ricerca, ad esempio errori SEO hotel.

Il contenuto dovrebbe poi essere suddiviso in sezioni con titoli H2 per i temi principali e, se necessario, con H3 per approfondimenti. Questa struttura migliora la comprensione da parte di Google e rende la lettura più agevole per l’utente, aumentando il tempo di permanenza sulla pagina.

Non confondere H1 con il title tag

Un errore frequente è trattare H1 e title tag come elementi identici. In realtà, il title tag è il titolo che compare nei risultati di ricerca e può essere gestito separatamente in WordPress tramite plugin SEO come Yoast o Rank Math.

Consigli operativi:

  • Verifica che ogni pagina del sito hotel contenga un solo H1, ben contestualizzato.
  • Usa H2 e H3 per suddividere il contenuto in modo logico, seguendo una struttura ordinata.
  • Ottimizza il title tag separatamente, inserendo keyword pertinenti e una formulazione orientata al click.

Una buona struttura dei titoli è un accorgimento spesso sottovalutato, ma può fare una grande differenza nella performance SEO del sito di un hotel.

Sitemap XML assente

Tra gli errori SEO più frequenti nei siti WordPress per hotel, la mancanza di una sitemap XML ben configurata è spesso sottovalutata. Questo semplice file svolge un ruolo cruciale: indica ai motori di ricerca quali pagine del tuo sito meritano attenzione e devono essere indicizzate.

Cos’è una sitemap XML e perché fa la differenza

La sitemap XML è un elenco strutturato delle pagine più rilevanti del sito, scritto in un formato comprensibile per i crawler come Googlebot. In un sito alberghiero, dovrebbe includere sezioni come camere, offerte, pacchetti tematici e la pagina di prenotazione. Se queste aree non vengono segnalate correttamente a Google, rischiano di non emergere nei risultati di ricerca.

Come generare e inviare la sitemap in WordPress

Se utilizzi il plugin Yoast SEO, la creazione della sitemap richiede pochi passaggi:

  • Accedi alla bacheca di WordPress.
  • Vai su SEO > Generale > Funzionalità.
  • Attiva l’opzione “Mappe XML del sito”.
  • Clicca su Salva le modifiche.

Una volta attivata, la tua sitemap sarà disponibile all’indirizzo: tuosito.it/sitemap_index.xml

Invio della sitemap ai motori di ricerca

Per segnalare la sitemap a Google:

  • Accedi a Google Search Console.
  • Nel menù laterale, clicca su Sitemap.
  • Inserisci l’URL completo della sitemap e clicca su Invia.

Puoi ripetere il processo anche per Bing Webmaster Tools.

Non includere una sitemap XML è un errore tecnico che può ridurre la visibilità online del tuo hotel. Bastano pochi minuti per configurarla e offrire ai motori di ricerca una mappa chiara delle pagine che contano davvero per aumentare le prenotazioni.

Dati strutturati assenti

La mancata implementazione dei dati strutturati, anche noti come schema markup. Pur non influenzando direttamente il posizionamento, i dati strutturati permettono a Google di comprendere meglio i contenuti del sito e di mostrarli nei risultati di ricerca sotto forma di rich snippet, elementi avanzati che migliorano il tasso di clic (CTR).

Perché lo schema markup è utile per un sito di hotel

Nel caso di un hotel, i dati strutturati possono essere impiegati per mostrare:

  • Recensioni degli ospiti (valutazioni con stelline)
  • Prezzi delle camere o delle offerte
  • Disponibilità
  • Posizione geografica tramite il markup LocalBusiness
  • Eventi speciali organizzati in struttura

Tutti elementi che possono apparire direttamente nei risultati Google, rendendo l’annuncio del tuo hotel più accattivante e informativo rispetto alla concorrenza.

Come implementare i dati strutturati in WordPress

Anche se lo schema markup può essere scritto manualmente in HTML, la soluzione più semplice per chi utilizza WordPress è usare un plugin dedicato come:

  • Schema & Structured Data for WP & AMP
  • Yoast SEO (versione premium) con supporto avanzato ai rich snippet

Una volta installato e configurato il plugin, potrai scegliere tra diversi tipi di schema (Hotel, Evento, Recensione, Offerta, ecc.) e applicarli alle tue pagine chiave (camere, offerte, recensioni, pagina contatti, ecc.).

Verifica dei dati strutturati

Dopo l’inserimento, è fondamentale testare il corretto funzionamento del markup tramite lo strumento gratuito di Google: https://search.google.com/test/rich-results
Questo tool analizza la tua pagina e ti mostra quali rich snippet sono stati rilevati e se ci sono errori da correggere.

Contenuti obsoleti

Quando si parla di strategia SEO, l’attenzione è spesso rivolta alla pubblicazione di nuovi contenuti. Tuttavia, un sito davvero efficace è quello che cura anche ciò che ha già pubblicato. Non aggiornare regolarmente le pagine esistenti è un errore comune, soprattutto nei siti realizzati con WordPress.

I motori di ricerca, Google in primis, tendono a dare priorità ai contenuti più aggiornati. Questo vale in particolare per argomenti che cambiano nel tempo, come offerte stagionali, eventi o informazioni sui servizi. Anche un contenuto ben scritto può perdere rilevanza se riporta dati non più validi o esempi datati.

Aggiornare gli articoli già pubblicati è più semplice di quanto si pensi: può bastare aggiungere una sezione aggiornata, rivedere le fonti, sistemare eventuali imprecisioni o adattare il contenuto a nuove esigenze del pubblico. Così facendo, un articolo che sembrava legato a una specifica stagione può diventare una risorsa valida tutto l’anno.

Un accorgimento utile riguarda anche il tag title e la meta description: evita di includere l’anno, a meno che tu non abbia un piano redazionale che preveda aggiornamenti frequenti. Una data non più attuale può scoraggiare i clic, anche se il contenuto è ancora valido, mentre un titolo “senza tempo” mantiene la sua efficacia nel lungo periodo.

Per aiutarti nella gestione e nella revisione dei contenuti, puoi utilizzare strumenti come Strive, un plugin pensato proprio per pianificare aggiornamenti periodici e tenere traccia delle modifiche all’interno di WordPress.

Ricorda: anche la parte tecnica va aggiornata

Spesso si sottovaluta l’importanza di mantenere aggiornati temi e plugin. Oltre a introdurre nuove funzionalità, gli aggiornamenti correggono bug, migliorano le prestazioni e risolvono vulnerabilità di sicurezza.

Un sito WordPress non aggiornato può rallentare, mostrare errori o diventare vulnerabile a problemi più seri. E questo, oltre a compromettere l’esperienza utente, può avere ricadute negative anche sulla visibilità nei motori di ricerca.

Infine, è fondamentale eseguire backup regolari del sito, soprattutto prima di effettuare modifiche strutturali o aggiornamenti importanti. Un buon sistema di backup ti permette di tornare rapidamente indietro in caso di errori, evitando la perdita di dati e lunghe interruzioni.

Le prestazioni

Quando si parla di ottimizzazione, uno degli aspetti più sottovalutati è la velocità di caricamento delle pagine. Eppure, la rapidità con cui si apre un sito web — soprattutto su dispositivi mobili — è un fattore che incide direttamente sia sulla user experience che sul posizionamento nei motori di ricerca.

Google ha introdotto da tempo le metriche note come Core Web Vitals, pensate per valutare la qualità dell’esperienza di navigazione. Tra queste, una delle più critiche è il Largest Contentful Paint (LCP), che misura la velocità con cui viene mostrato il contenuto principale di una pagina. Un LCP lento può penalizzare il sito nelle SERP, riducendo la visibilità proprio nei momenti decisivi, come quando un potenziale cliente cerca una camera d’albergo.

Quali sono le cause più comuni di lentezza?

Tra i principali colpevoli troviamo:

  • immagini troppo pesanti o non compresse;
  • un numero eccessivo di plugin installati (molti dei quali inutilizzati);
  • template predefiniti ricchi di funzioni non sfruttate che appesantiscono il codice;
  • l’uso di page builder che aggiungono righe di codice superflue.

Le soluzioni tecniche più efficaci

Per migliorare le performance, è utile adottare una serie di interventi mirati:

  • scegliere un tema leggero e responsive;
  • ridurre il numero di plugin installati, mantenendo solo quelli realmente necessari;
  • abilitare la cache con plugin come WP Rocket o W3 Total Cache;
  • comprimere le immagini con strumenti come Smush o ShortPixel, oppure salvarle direttamente in formato WebP;
  • minificare il codice CSS e JavaScript del tema.

Inoltre, utilizzare una rete CDN (Content Delivery Network) come Cloudflare permette di distribuire i contenuti in modo più efficiente, migliorando la velocità a livello globale.

Quando il tema diventa un limite

Molti siti realizzati con WordPress utilizzano template preconfezionati per comodità. Il problema è che questi temi, spesso ricchi di funzionalità inutilizzate, caricano codice non necessario che rallenta le pagine e può creare problemi di indicizzazione. Personalizzare il tema, rimuovendo gli elementi superflui, è un investimento che può fare la differenza.

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Il tuo sito è davvero ottimizzato per i dispositivi mobili?

Dal 2016 Google valuta le prestazioni dei siti web basandosi principalmente sulla versione mobile. Questo significa che l’esperienza utente da smartphone è il primo parametro considerato per indicizzazione e posizionamento. Non adattare il sito a questa realtà può compromettere seriamente la visibilità online di qualsiasi attività, in particolare nel settore turistico, dove le prenotazioni avvengono sempre più spesso da mobile.

Come rendere mobile-friendly un sito WordPress

Le soluzioni per migliorare l’esperienza su dispositivi mobili sono numerose. Le più efficaci includono:

  • scegliere un tema responsive, progettato per adattarsi a tutte le dimensioni dello schermo;
  • ottimizzare la velocità di caricamento (come visto nel paragrafo precedente);
  • disattivare popup o interstitial invasivi su mobile;
  • valutare l’uso di AMP (Accelerated Mobile Pages) solo se coerente con il progetto.

Strumenti come PageSpeed Insights di Google ti permettono di valutare quanto il tuo sito sia effettivamente ottimizzato per i dispositivi mobili, mentre in Google Search Console puoi individuare errori di scansione selezionando la sezione Crawl → Errori su Smartphone.

Crawl budget e indexazione: attenzione agli sprechi

Ogni sito web ha un limite di risorse che Google è disposto a dedicare alla scansione delle sue pagine. Questo “crawl budget” può diventare un collo di bottiglia soprattutto per i siti con molte pagine, come quelli con offerte stagionali, eventi, camere, blog e contenuti multilingua.

Su WordPress, è facile generare pagine poco utili (come quelle di tag, archivi o allegati) che affollano l’indice di Google senza offrire valore reale all’utente. Il risultato? Google dedica tempo prezioso a pagine secondarie, trascurando quelle importanti.

Come ottimizzare la scansione su WordPress

Utilizza plugin SEO come Yoast o Rank Math per escludere dall’indice pagine non rilevanti (tag, allegati, archivi mensili, ecc.).

Assicurati che il sito non sia bloccato da un’impostazione errata: in fase di sviluppo, capita spesso di attivare l’opzione “Scoraggia i motori di ricerca a indicizzare questo sito” e dimenticare di disattivarla al momento della pubblicazione.

Evita la creazione automatica di contenuti “deboli” o duplicati. Se non puoi eliminare queste pagine, aggiungi un meta tag noindex o fai restituire un codice 404.

Quando le categorie e i tag diventano un problema SEO

All’interno di WordPress, categorie e tag sono pensati per aiutare a organizzare i contenuti in modo ordinato. Tuttavia, se usati in modo eccessivo o disorganizzato, possono diventare un limite per la visibilità del sito sui motori di ricerca. Questo accade spesso nei siti con una sezione blog, come quelli degli hotel, dove l’uso improprio di queste tassonomie genera pagine di archivio poco rilevanti o addirittura vuote.

Ogni nuova categoria o tag può generare automaticamente una pagina archivio. Se non vengono arricchite con contenuti significativi, queste pagine rischiano di risultare “sottili” dal punto di vista informativo e penalizzare l’intero sito. Inoltre, la loro presenza incide negativamente sul cosiddetto crawl budget: più pagine inutili vengono create, meno tempo i motori di ricerca dedicheranno a quelle davvero strategiche, come le pagine delle offerte o dei pacchetti promozionali.

In molti casi, le difficoltà nel posizionamento di articoli o contenuti rilevanti dipendono proprio da un numero eccessivo di pagine tag indicizzate. Quando si rileva questa situazione, conviene valutare la possibilità di disattivare l’indicizzazione di queste pagine, o di eliminarle completamente.

Altro errore frequente è trascurare il valore strategico delle categorie. Queste, se ben progettate, possono diventare vere e proprie pagine tematiche capaci di attrarre traffico organico e distribuire autorevolezza ai contenuti interni. Una struttura gerarchica ben pensata migliora sia la navigazione sia la comprensione del sito da parte dei motori di ricerca.

Infine, è importante ricordare che ogni nuovo tag genera una nuova pagina. Se ne vengono creati troppi — spesso in automatico e senza criterio — si rischia di riempire il sito di contenuti duplicati o scarsamente utili. Questo non solo confonde Google, ma disperde il valore SEO accumulato dalle pagine principali.

In sintesi, usare categorie e tag con consapevolezza significa costruire una tassonomia ordinata, utile per l’utente e vantaggiosa per la SEO. Le pagine archivio devono offrire contenuti reali e pertinenti, altrimenti è preferibile escluderle dai risultati di ricerca.

keyword stuffing

Inserire parole chiave in modo ossessivo nei testi è una strategia superata e controproducente. Sebbene Google continui a utilizzare le parole chiave per comprendere la pertinenza di una pagina rispetto a una determinata ricerca, esagerare con la loro presenza — soprattutto fuori contesto o ripetute meccanicamente — può danneggiare seriamente il posizionamento nei risultati di ricerca.

Il problema non è solo tecnico, ma riguarda anche l’esperienza dell’utente. Un contenuto pieno di ripetizioni forzate risulta difficile da leggere, poco naturale e poco credibile. Chi arriva sul sito cercando risposte chiare e ben argomentate, si trova spesso di fronte a frasi innaturali pensate più per i motori di ricerca che per le persone. Il risultato? Una maggiore frequenza di rimbalzo e minori possibilità di conversione.

Per evitare questo errore, è fondamentale scrivere pensando prima di tutto all’utente. Le parole chiave vanno utilizzate con intelligenza, solo dove realmente necessarie, e inserite in modo fluido all’interno del testo. La priorità deve essere il rispetto dell’intento di ricerca: capire cosa sta cercando davvero l’utente e rispondere in modo coerente, completo e utile.

Molti commettono l’errore di ottimizzare un contenuto solo in fase finale, cercando di “inserire” le parole chiave a posteriori. Questa pratica rischia di snaturare il contenuto e generare disallineamento con le aspettative dell’utente. È invece buona norma partire dall’intento di ricerca già nella fase di pianificazione, scegliendo il formato più adatto (guida, elenco, approfondimento…) e sviluppando un testo realmente informativo.

Anche gli strumenti come i plugin SEO di WordPress — ad esempio Yoast — vanno utilizzati con criterio. Offrono indicazioni utili, soprattutto per chi ha meno esperienza, ma non devono diventare l’unico metro di valutazione. Un contenuto può essere perfettamente ottimizzato pur senza soddisfare tutti i semafori verdi del plugin. La qualità, la profondità delle informazioni e la capacità di soddisfare le esigenze dell’utente restano gli elementi centrali per un buon posizionamento.

Duplicazione di contenuti

La presenza di contenuti duplicati all’interno di un sito WordPress è uno degli aspetti tecnici più delicati in ottica SEO. Quando due o più pagine presentano testi simili o identici, Google può avere difficoltà a stabilire quale versione mostrare nei risultati di ricerca. Questo genera confusione nei sistemi di indicizzazione e può ridurre la visibilità complessiva del sito.

Il problema si manifesta spesso in modo involontario: bastano piccole variazioni nelle URL (come la presenza o meno della barra finale), pagine filtrate da attributi diversi, versioni stampabili, prodotti simili con piccole varianti o sistemi di navigazione a faccette per creare duplicati. A lungo termine, questa situazione comporta anche una diluizione del valore dei link e una distribuzione inefficace dell’autorevolezza tra le pagine.

Come gestire i contenuti duplicati su WordPress

Esistono diverse strategie per segnalare correttamente a Google quale sia la versione principale della pagina e tutelare così il posizionamento:

Tag rel=”canonical”
È il metodo più consigliato. Inserendo questo tag nelle versioni duplicate, si indica a Google qual è la pagina di riferimento da considerare come autorevole. WordPress, con l’aiuto di plugin come Rank Math o Yoast SEO, consente di aggiungere facilmente questo tag in modo automatizzato.
Meta tag noindex
Utile per escludere dalla scansione e dall’indicizzazione le pagine secondarie o meno rilevanti.
robots.txt
In casi specifici, si può impedire del tutto a Googlebot di accedere a certe sezioni del sito, evitando che vengano indicizzate.

Un consiglio pratico

Se gestisci un sito hotel, presta particolare attenzione alle pagine simili generate per le offerte (es. “offerte estate” vs “pacchetti estivi”), alle schede camere simili con lievi varianti e ai filtri di ricerca interni. Un uso corretto del canonical tag ti aiuterà a mantenere coerenza nell’indicizzazione e a consolidare il traffico sulle pagine davvero strategiche.

Metadati social: come sfruttarli per migliorare visibilità e coinvolgimento

Nel panorama digitale attuale, i segnali provenienti dai social network possono influenzare indirettamente il posizionamento sui motori di ricerca. Quando un contenuto viene condiviso e discusso su piattaforme come Facebook o X (ex Twitter), aumenta la sua visibilità e può attirare traffico qualificato verso il sito web. Per questo motivo, curare i metadati per i social media è una prassi da non sottovalutare nella gestione SEO di un sito WordPress.

Eppure, molti gestori di siti web trascurano questo aspetto. Il risultato? Post condivisi che appaiono con titoli generici, immagini tagliate male o, peggio, nessuna immagine: tutti elementi che riducono l’efficacia della condivisione.

Le principali piattaforme social offrono strumenti dedicati a questo scopo. Facebook utilizza il protocollo OpenGraph, che consente di specificare titolo, immagine e descrizione del contenuto da mostrare in anteprima quando un link viene condiviso. X (ex Twitter), invece, si affida ai Twitter Cards, un sistema simile che arricchisce i tweet con anteprime visive e descrizioni.

Ottimizzare questi dati è semplice su WordPress grazie ai plugin SEO più diffusi, che permettono di personalizzare i metadati social per ogni pagina o articolo. Bastano pochi minuti per migliorare l’aspetto delle condivisioni e aumentare le probabilità che gli utenti clicchino e interagiscano con il contenuto.

Bounce rate: un segnale da monitorare per capire cosa non funziona

Il bounce rate indica la percentuale di visitatori che abbandonano il sito dopo aver visualizzato una sola pagina, senza compiere ulteriori azioni. Sebbene non sia considerato ufficialmente un fattore di ranking diretto da parte di Google, resta un indicatore prezioso per valutare la qualità dell’esperienza utente.

Uno studio ha evidenziato come i siti con un basso bounce rate abbiano maggiori probabilità di comparire tra i primi risultati di ricerca. Il motivo è semplice: se gli utenti visitano una pagina e poi tornano subito indietro, significa che non hanno trovato ciò che cercavano. Questo comportamento può segnalare a Google che il contenuto non è in linea con le aspettative degli utenti.

Per ridurre il bounce rate, è utile:

  • Assicurarsi che il contenuto corrisponda all’intento di ricerca (informativo, commerciale, navigazionale).
  • Inserire informazioni essenziali subito visibili nella parte alta della pagina (above the fold).
  • Utilizzare call to action ben visibili per guidare l’utente verso altre sezioni del sito.
  • Rendere la navigazione semplice e offrire strumenti utili come la barra di ricerca.

Ottimizzare questi aspetti non solo aiuta la SEO, ma migliora l’esperienza complessiva sul sito, aumentando le possibilità di trasformare i visitatori in clienti o lettori fedeli.

L’importanza delle Call-To-Action

Nel web, anche l’esperienza utente ha un peso indiretto sulla SEO. Una delle mancanze più frequenti nei siti WordPress è l’assenza di call-to-action (CTA) ben visibili e funzionali. Sebbene non si tratti di un errore tecnico in senso stretto, non guidare l’utente verso un’azione chiara può compromettere sia la permanenza sul sito sia le conversioni. Un sito che non stimola l’interazione — come iscriversi a una newsletter, richiedere un preventivo, visualizzare le offerte o leggere un contenuto correlato — rischia di diventare un vicolo cieco. L’utente, senza un invito all’azione, abbandona la pagina, aumentando il bounce rate e diminuendo le opportunità di contatto o vendita. Curare questo aspetto non è solo una questione di marketing, ma di esperienza utente e posizionamento.

Parole chiave troppo ambiziose: l’errore strategico da evitare

Un errore comune, soprattutto nei siti di nuova creazione, è quello di puntare su parole chiave troppo competitive. Tentare di posizionarsi per keyword generiche e ad alta concorrenza, senza avere un dominio consolidato o un’autorità di settore, spesso si traduce in risultati deludenti.

Meglio partire da keyword più specifiche e meno affollate, dette long-tail, che pur avendo volumi di ricerca inferiori, intercettano utenti con un’intenzione più precisa e spesso più propensa alla conversione. Per individuarle, si possono usare strumenti gratuiti come il completamento automatico di Google, le ricerche correlate o funzioni come “Le persone chiedono anche”.

Un’altra tecnica efficace è il Keyword Golden Ratio (KGR): consiste nel trovare parole chiave con bassa concorrenza, creando contenuti di qualità superiore rispetto a quelli già presenti nei risultati di ricerca. In questo modo, si aumenta la probabilità di apparire tra i primi risultati anche con un sito giovane.

Irregolarità nella pubblicazione: il silenzio che penalizza

Il blog è una delle leve più potenti per portare traffico organico verso un sito WordPress. Ma per essere efficace, la pubblicazione deve essere costante e pianificata. Uno degli errori più frequenti è proprio quello di pubblicare contenuti in modo saltuario, sperando comunque di ottenere risultati stabili nel tempo.

Google premia i siti attivi, che dimostrano di essere fonti affidabili e aggiornate. Una cadenza regolare nella pubblicazione dei contenuti rafforza l’autorevolezza del dominio e aiuta a fidelizzare i lettori. L’ideale è creare un calendario editoriale, in cui definire in anticipo argomenti, parole chiave, pubblico di riferimento e obiettivi di ogni articolo.

Errori tecnici: il problema dei timeout di connessione

Tra le problematiche più frustranti per chi gestisce un sito WordPress c’è il timeout di connessione. Questo errore tecnico si verifica quando il server impiega troppo tempo per rispondere alla richiesta del browser, spesso a causa di limiti di memoria o risorse insufficienti, tipici dei piani hosting economici.

Per risolvere il problema, si può iniziare disattivando temporaneamente i plugin e riattivandoli uno alla volta per individuare eventuali conflitti. È anche utile testare un tema predefinito di WordPress per escludere problemi legati al layout.

Dal lato server, si può chiedere al proprio provider di aumentare la memoria PHP, estendere il tempo massimo di esecuzione degli script (max_execution_time) o verificare eventuali restrizioni nei file di configurazione (wp-config.php e php.ini). In alcuni casi, può essere utile anche svuotare la cache DNS locale o modificare i DNS utilizzati.

Considerazioni finali

WordPress è una delle piattaforme più versatili e apprezzate per creare siti web, sia semplici che complessi. Tuttavia, come ogni sistema di gestione dei contenuti, richiede attenzione e consapevolezza nella fase progettuale. Molti problemi SEO — e non solo — nascono infatti da una scarsa pianificazione tecnica del progetto, da una scelta poco accurata delle funzionalità da implementare e da un uso eccessivo di plugin.

Una cattiva impostazione iniziale porta spesso a soluzioni “rapide” come patch o plugin aggiuntivi, che con il tempo generano conflitti tra le funzionalità, rallentamenti e difficoltà di evoluzione. Per questo, ogni sito WordPress — soprattutto se concepito come progetto articolato — dovrebbe partire da un’analisi dettagliata degli obiettivi, dei requisiti tecnici e dei limiti della piattaforma.

Detto questo, WordPress resta un CMS ben ottimizzato per la SEO, grazie anche a strumenti come i plugin dedicati all’ottimizzazione on-page. Ma l’efficacia di un sito sui motori di ricerca non dipende solo dal CMS: hosting, velocità, sicurezza e rispetto delle linee guida ufficiali di Google sono elementi fondamentali che incidono sul rendimento.

È altrettanto importante considerare che il lavoro SEO non si esaurisce con la pubblicazione del sito. Al contrario, richiede un approccio continuativo, basato sull’analisi dei log di server, sull’aggiornamento costante dei contenuti e sulla risoluzione tempestiva di eventuali criticità tecniche. Ottimizzare un sito WordPress, dunque, significa investire nel tempo su un ecosistema in grado di evolversi insieme alle esigenze degli utenti e agli aggiornamenti degli algoritmi di ricerca.

Chi gestisce un sito WordPress può affrontare queste sfide con fiducia, sapendo di aver scelto una piattaforma solida. Ma per ottenere risultati concreti, serve una visione strategica, una gestione oculata delle risorse e un impegno costante nell’offrire un’esperienza digitale all’altezza delle aspettative degli utenti e dei motori di ricerca.

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Pesaro Web

Ciro Scopece

SEO Specialist e sviluppatore WordPress con oltre 5 anni di esperienza nella realizzazione di siti performanti e ottimizzati per la Ricerca Google. Partner certificato Google Ads.